the artist commonly known as technogod

tack at

 

2001 "undo"


Neural.it

Attitudine militante, anima rock e sonorità del tempo in cui si vive, un copione tutto nazionale già conosciuto fin dai i tempi in cui era altrettanto facile essere 'fedeli alla linea', qui modellate sotto i colpi di un'elettronica spigolosa, il più delle volte massicciamente scandita, carica di coagulato sarcasmo, infarcita di campionamenti usati perlopiù come citazioni d'ambiente e di stile. I Technogod sono già al loro terzo album, senza comprendere svariati remix, jingles e concerti in giro per l'Europa e queste sedici tracce sicuramente d'impatto risentono positivamente delle esperienze accumulate: il suono pur nell'eterogeneità dei riferimenti è compatto, ben modulato e sicuro nel suo dipanarsi veloce. 'L'opportunità dura sempre un attimo' recita 'Futuro, big problem', il rivelatore di sciocchezze sarà subito sommerso da un muro di suono, mitragliato ad altezza di giovane, e chissà se Juri, alla fine, nella cover dai CCCP, sparerà veramente o rimarrà con il fucile in mano. Proletariato postfordista in versione acid.
Aurelio Cianciottahttp://dive.to/spectrum


uds.it


Per i Technogod il rock è tutto, ma prima di tutto uno stato d’animo, non una muraglia di chitarre.
Faccio un po’ fatica a classificare questa band elettronica arrivata al suo terzo lavoro, loro lo chiamano il terzo "political dance record".A mio avviso è un capolavoro che purtroppo solo pochi avranno l’opportunità di ascoltare a causa della cattiva distribuzione dell’album. Ottima anche la qualità di registrazione, paragonabile a quella dei grandi big. Ma veniamo ai pezzi, i Technogod definiscono la loro musica “un’ottima colonna sonora per chi ama schiantarsi in auto, pulire casa o montare mobili IKEA”. Non discuto la capacità delle loro sonorità ad esaltare un movimento, piene di energie, direi quasi vulcanici. Sinceramente avrei usato suoni un po’ più moderni se non sperimentali, in modo da rimanere in linea con la situazione. Infatti ascoltare “Undo” aiuta il cervello a modificare gli schemi, i dogmi, rende i pensieri più elastici. Potrebbe sembrare un album per sballati cibernetici, ma non è così, sono troppi i commenti parlati o comunque i messaggi che ci mettono in crisi, che ci fanno riflettere, i cosiddetti messaggi scomodi. Divertentissime le caricature come la voce sintetica di un sedicente "Ministro del Calcio e dello Spettacolo-purchè-sia-serio" si produce in un’omelia sulla musica, condita con prevedibili luoghi comuni ("...con tutto quel bum bum bum. è solo casino. è solo baccano. non musica vera, come quella dei miei tempi... ") ed inviti ad abbassare il volume a causa del sonno dei bambini, per poi chiudere con "il vostro udito appartiene allo Stato"; dieci secondi dopo parte una forsennata rilettura di "Rock and roll all nite" dei Kiss.

Paolo Gai27-12-2001


rockit.it


"95 db", penultima traccia di un album che sfiora gli 80 minuti di durata: la voce sintetica di un sedicente "Ministro del Calcio e dello Spettacolo-purchè-sia-serio" si produce in un'omelia sulla musica, condita con prevedibili luoghi comuni ("...con tutto quel bum bum bum. è solo casino. è solo baccano. non musica vera, come quella dei miei tempi... ") ed inviti ad abbassare il volume, per poi chiudere con un lapidario (e folgorante, a parere di chi scrive) "il vostro udito appartiene allo Stato"; dieci secondi dopo parte una forsennata rilettura di "Rock and roll all nite" dei Kiss, costruita con un martello in cassa dritta infilato sotto riff e ritornello reiterati all'infinito. Irresistibile.
Prima, in "Undo", terzo album dei Technogod ("il nostro terzo 'political dance record', e scusate se sembriamo inopportuni e insistenti") che segue il precedente di ben sei anni (ma di soli dodici mesi l'esordio solista di y:dk), si può ancora una volta trovare di tutto, magari dopo avere digerito la sorpresa di un album in gran parte strumentale (evoluzione bizzarra, sapendo che della formazione originale è rimasto attivo il solo vocalist, peraltro ben coadiuvato dai nuovi compagni di viaggio Loz e Phoeb e con un contributo ancora significativo dell'ex copilota 1210), dopo avere assorbito i (parziali) cambiamenti di rotta a livello di scelte sonore (i Technogod che producono finalmente un suono un po' più allineato alla loro ragione sociale?) e dopo avere ascoltato incuriositi la cover, puntualmente irrispettosa, di "Spara Jurij" dei CCCP.
Baricentro un po' spostato, minore stratificazione dei suoni e maggiore ballabilità, anche se il "rock elettronico" dei Technogod resta multiforme e difficile da classificare: le rare tracce cantate ("Junior Bush Killa", "country rock/tech step (in omaggio a Paris e il suo "Bush killa")", o la ciondolante "Reset 2.0"), stilisticamente più vicine a quanto dato alle stampe in precedenza, sono ottimamente riuscite, tanto quanto "Phunk you low" (Le Hammond Inferno in stato di grazia?), "New ordeal", con la sola strofa sospesa tra valanghe di beats incalzanti alla Madaski di metà anni '90, "El paso doble", in cui un Neffa d'annata (inciso ben prima di perdersi dietro alle attuali signorine...) rappa su un accattivante ritmo spezzato, o la splendida apertura con "Air you ther", ennesima prova di una capacità 'superiore' di lavorare in modo personale sui pattern ritimici. Un album infarcito di campioni parlati, rubati spesso al sonoro di film più o meno improbabili, che iniettano una notevole dose di ironia (o autoironia), che frequentemente scivola a trasformarsi in sarcasmo; un album con, al solito, alcune scelte geniali nei titoli dei pezzi ("Heavy rotation on sHITLIST italia", "Acid Vicious" ed un inarrivabile "99 assalti alla bmg"); un album lucido, con le ideee chiare fino dalle note stampa: "questo disco è lungo e veloce, con pochi cantati e più campionamenti perchè ai giovani non piace ballare e pensare simultaneamente. [...] ottima colonna sonora per chi ama schiantarsi in auto, pulire casa o montare mobili IKEA".
L'interno del libretto (e il testo di una traccia citata in precedenza) riporta l'equazione "new world order + new deal = new ordeal*". Felice (?) ascolto.

di Matteo Remitti

 

Musicboom.it

Eclettismo stilistico ed ironia sono i due principali elementi del nuovo album Undo degli italici Technogod.
Giunti a quello che loro definiscono come il “nostro terzo political dance record”, i Technogod con questo Undo si incamminano lungo tutte le strade stilistiche conosciute, al solo fine di trovare il proprio groove fondamentale.
Undo è un calderone elettronico entro cui bolle irrequieto un minestrone dai gusti variegati: dall’acido al funk, dal breakbeat alla hardcore, alla techno fino al puro gusto del semplice voler stupire, con accostamenti di testi e suoni quanto mai temerari.
Piacevole, anche se discontinuo, il sound di Undo si muove a scatti stilistici nei sedici brani che lo compongono, tra cui compaiono anche due cover, Spara Jurij dei CCCP e Rock and Roll all Nite dei Kiss, entrando in sintonia specialmente con la parte fisica e materiale del nostro essere e proponendo momenti in cui, pur mantenendosi gelidi, è assolutamente impossibile non lasciarsi andare almeno ad un dondolio ritmico del cranio.
Questo album non è solo un pout pourri stilistico, ma è anche un contenitore di testi ironici e dissacranti che colpiscono a trecentosessanta gradi, urtando i centri di potere e di ideologia tanto nel vecchio continente quanto nel nuovo, i brani Brankaleo, Junior Bush Killa e Heavy Rotation ne sono un buon esempio.
Undo è il solido segnale della raggiunta maturità stilistica di una bella creatura musicale tutta italiana, che risponde al nome di TechnogodMusicplus.it
C’era una volta un gruppo chiamato Technogod. Debuttò per una etichetta inglese, poi pubblicò due album ed una manciata di singoli. Il pianeta della musica elettronica si gongolava all’ascolto di questi strani manipolatori di suoni. Alcuni tour in compagnia di Consolidated, Meat Beat Manifesto, Young Gods, Clock Dva, Asian Dub Foundation e Napalm Death consolidarono un seguito che stentava a coagularsi nel loro Paese d’origine: l’Italia. Oggi a sei anni di distanza ecco il terzo parto sulla lunga distanza. I suoni sono diventati più morbidi (in alcuni casi) e meno impastati (in altri) da influenze esterne. Belle e coinvolgenti le due cover presenti nella tracklist, “Spara Jurij” dei fu CCCP Fedeli Alla Linea e “Rock And Roll All Nite” degli esistenti Kiss. Nel mezzo “99 Assalti Alla Bmg”, retaggio di un passato difficile da dimenticare, “Junior Bush Killa” con limpidi presagi di attualità, o “Brankaleo”, semplicemente divina. Synth acidissimi, parole calibrate, drum machine rutilanti ed echi selvaggi, fanno di “Undo” un ritorno in grande stile. Tiratura limitata come esige oggi un mercato non troppo attento alle produzioni di nicchia. Cinquecento saranno i fortunati, per gli altri rimane l’annunciato scioglimento dei Five.

Romano Rigamonti

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